Il Grande Torino alla Dossenina di Lodi

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di Andrea Maietti

19 Gennaio, festa di San Bassiano, patrono di Lodi. Da ogni angolo del Lodigiano non si manca di far visita alla cripta del Duomo, dove sono venerate le reliquie del santo. Un tempo dalle campagne venivano a piedi o sui carri o in bicicletta. Sotto il tabarro c’era un trancio di salame nostrano, da condividere nelle osterie della città. «La sera di San Bassiano – dice un vecchio adagio – in piedi dritto resta soltanto il campanile». La Dossenina, l’antico stadio di Lodi, ha spesso ospitato a San Bassiano le grandi del calcio italiano. E il 19 Gennaio 1949 vi scese il grande Torino.

Come si diventava tifosi del Toro? Contava certamente la fama di squadrone per anni dominante in Italia. E poi il tragico destino di Superga. Dice Sandro Pizzamiglio, el vigilon, fedelissimo alla Dossenina: «Sono diventato torinista il 4 Maggio del 1949 - racconta -. La radio diede la notizia. Vidi Felice, mio fratello maggiore piangere come un bambino. E mia madre, anche lei tutta un magone. Da allora sono stato uno del Toro». Il Torino vinse due a uno su un campo bianco di segatura, gli spalti della Dossenina neri di tabarri e candidi del fiato di lodigiani convenuti da tutta la Bassa. Di quella partita mi ha contato Tono Castellazzi, terzinone di quel Fanfulla militante dignitosamente in serie B: «Quanta gente alla Dossenina! Il campo era gelato, da spaventare le cornacchie. Io ero infortunato e non ho potuto giocare quel giorno. Nel Torino non scesero in campo Valentino Mazzola e Maroso. Che meraviglia vederli giocare quelli del Toro. Erano mostri di tecnica e di corsa. Si scambiavano i ruoli, tutti attaccanti e tutti difensori, giocavano a memoria. Quando sono arrivati gli olandesi di Cruyff, mi pareva di averli già visti tanti anni prima: alla Dossenina di Lodi, con la maglia granata del grande Torino».

Mario Castellazzi, detto Tono. E’ stato per infiniti anni allenatore dei giovanissimi. Preoccupato sempre di sdrammatizzare: «Una partita in trasferta a Brescia – gli ho sentito raccontare - Avevo il numero due sulla schiena. Rientrai perplesso nello spogliatoio dopo il primo tempo: «Scusi, Mister – chiesi al mio allenatore - ma perché dalla tribuna i bresciani continuano a urlare: due, due…Perché ce l’hanno con me?». «Bamba, tarlüch – ribattè il mister – Due l’è el num de l’ala destra che l’è adré a tirat scemo!»
(2014)