Ferenc Puskas


Ferenc Puskas

Della madre
del Dürer
ci abbagliò
lo sguardo.
L'incisione
a noi chiarì
disastri
tiroidei
ma fu quel morbo
a donarcela
eterna.

Puskas
lo sappiamo
enorme, bonario
e danubiano:
o madrileno
coi gendarmi del Real.

Ma è la chioma
che in noi
di lui resiste,
quel paro unguento
tutto in riga
nel nuvolo di Berna
o nel sereno
variabile di Madrid.


Gigi Riva


Gigi Riva

Copia romana
d'eroe greco, 
allineato in sale 
pompeiane accanto
a dèi propizi.

In dono a te fu data
la saetta e la forza
nei vortici di sfida.

Alla causa azzurra
due gambe donasti,
ma agli eroi
innocuo giunge il male
e il tempo.

Ai campioni del Torino

di Mario Luzi

Qui, a questa rupe nera, piegava
la manovra leggera delle ali,
i triangoli in fuga coniugati,
il guizzo breve, il fulmine leggiadro?

Mai la morte fu veramente morte
così, mai corse rapida all'essenza
come questa che vi abolisce, squadra
anche contro la morte, ancora squadra.

Niente c'è più, nè grazia trascorrente
nè scienza fine e rapida sull'erba,
niente che vi protegga e vi distingua
dal tutto grigio e vile in cui rientraste?

Niente, nè ritmo celere nè piano
che vi separi più dal moto oscuro,
tempo rubato al tempo non c'è più
che vi salvi dal tempo che v'invade?

Niente c'è più, niente c'è più, o un barbaglio?
niente, niente, non c'è più niente, piove
qui dove noi diciamo Rigamonti,
Castigliano, Maroso, Ballarin.

(1949)