Robert Walser, passeggiate a centrocampo

Boccaccio era il portiere
di Silvano Calzini

Fuoriclasse svizzero dallo stile unico e inimitabile. Un talento immenso in gran parte inespresso, e dunque misconosciuto, dentro una carriera deficitaria. Il tutto per scelta dello stesso Walser.

Giocatore molto difficile da inquadrare, era convinto che solo mimetizzandosi in un ruolo da riserva fosse possibile esprimere le proprie qualità tecniche. Abilissimo a nascondersi tra le maglie degli avversari, come Mariolino Corso soffriva il caldo e prediligeva le zone del campo in ombra. Non amava mettersi in mostra e sosteneva che un vero fuoriclasse deve far credere di non essere neanche sceso in campo. In apparenza svagato e indolente, fu a lungo preso di mira per quelle che i critici definivano le sue “passeggiate” in campo. In realtà era attentissimo anche ai quei minimi particolari del gioco che sfuggivano agli altri.

Per tutta la carriera militò in squadre minori del campionato svizzero. Anche per questo non venne mai convocato nella nazionale rossocrociata, cosa di cui peraltro lui fu sempre grato ai tecnici elvetici. Non per niente, in una delle rare interviste concesse, aveva definito come sua massima aspirazione quella di diventare uno zero assoluto e anche per questo scelse di giocare sempre con il numero zero sulla maglia.

Al pari di Boniperti, ha abbandonato l’attività agonistica ancora giovane e non ha mai più messo le scarpette da calcio neanche per un amichevole. Una volta ritiratosi, andò a vivere tra le montagne del cantone Appenzell in una clinica per malattie nervose dove passava le giornate a piegare sacchetti di carta. Il giorno di Natale del 1956 venne ritrovato morto in un pendio coperto di neve. Giaceva disteso con la testa un po’ piegata, la bocca aperta e sul volto aveva un’espressione che assomigliava a un lieve sorriso.
(2012)